La mastopessi è l’intervento chirurgico che ha lo scopo di sollevare le mammelle divenute cadenti. La ptosi mammaria (caduta del seno) è dovuta a una progressiva perdita di tonodel sistema di sospensione mammario.
Con l’invecchiamento, le variazioni di peso, le gravidanze e gli allattamenti si osserva una naturale e progressiva discesa del seno, associata o meno a una riduzione di volume. La pelle diviene sottile ed anelastica, il grasso perde in compattezza, il parenchima diminuisce di volume, i legamenti di Cooper divengono lassi e la mammella perde di aderenza rispetto all’aponeurosi muscolare. Tutto ciò porta ad uno scivolamento verso il basso delle mammelle.
L’intervento di mastopessi consente di rimodellare il parenchima mammario, di far risalire in posizione corretta il complesso areola-capezzolo e di eliminare la pelle in eccesso. L’intervento può essere eseguito in anestesia locale con sedazione solo in caso di correzioni minori, mentre solitamente viene eseguito in anestesia generale.
La mastopessi, a seconda del grado di ptosi mammaria e quindi della tecnica che può essere utilizzata, lascia in ogni caso delle cicatrici permanenti ed evidenti, che vengono comunque nascoste in un reggiseno o in un costume da bagno. Può talvolta verificarsi una non omogeneità di dei due complessi areola-capezzolo. Una scadente cicatrizzazione, sia nella durata che nella qualità è molto comune nelle pazienti fumatrici.
L’intervento di mastopessi è un intervento importante, prevede una procedura lunga e come tutti gli interventi presenta complicanze generiche e specifiche associate ad esso. Tra le complicanze generiche ricordiamo: sierosi, ematomi, infezioni. Tra quelle specifiche: la riduzione o perdita di sensibilità del complesso areola-capezzolo.
Il ritorno alle normali attività è in relazione all’entità dell’intervento subito, alle condizioni fisiche in cui si è affrontato l’intervento chirurgico ed alle singole capacità reattive. E’ buona norma comunque attendere almeno una settimana prima della ripresa graduale dell’attività e comunque interrompere per almeno quattro quella sportiva.
Nel caso in cui la paziente rimanesse incinta non esistono problemi per un eventuale allattamento in quanto nessuna tecnica prevede l’interruzione dei dotti e la ghiandola rimane funzionalmente intatta.